Da URB ad EPS: 90 anni di storia!
L’Ente Produttori Selvaggina (EPS) rappresenta un pilastro della gestione faunistico-venatoria italiana, con radici negli anni ‘30 e un’evoluzione che riflette i cambiamenti normativi, sociali e ambientali del Paese.
Origini: dal 1936 al 1939 (nasce come URB e in seguito trasformata in EPS)
- Istituzione dell’URB: nel 1936, con Regio Decreto, nacque l’URB (Utenti delle Riserve e Bandite di Caccia), un ente pubblico sotto la vigilanza del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste. L’obiettivo era potenziare il settore della caccia sostenibile, tutelare il territorio e la fauna selvatica, assumendo attribuzioni ministeriali. Gestiva “riserve e bandite” – aree protette dedicate alla produzione naturale di selvaggina, precursori dei moderni parchi nazionali – fornendo assistenza tecnica e rappresentanza ai concessionari e al personale operativo.
- Trasformazione in EPS: Nel 1939, l’URB assunse la denominazione di Ente Produttori Selvaggina (EPS), enfatizzando il concetto di “produzione di selvaggina” come gestione ecologica della fauna allo stato naturale, in armonia con l’ambiente.
Periodo bellico e dopoguerra: crisi e ricostruzione (1940-1950)
- La crisi durante la grande guerra: tra il 1944 e il 1945, le vicissitudini della guerra civile causarono una grave crisi interna. La sede fu trasferita da Roma a Piacenza e poi a Milano per motivi di sicurezza, con difficoltà operative e finanziarie. Nell’Italia liberata, l’EPS fu tuttavia ricostituito a Roma.
- Rinascita post-bellica: Nel dopoguerra, l’ente riprese le attività, promuovendo la ricerca e la divulgazione. La rivista ufficiale “La Riserva di Caccia” collaborò con figure di spicco come Alessandro Ghigi, fondatore dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, consolidando il ruolo dell’EPS nella tutela ambientale.
Anni ’70-’90: riforma statutaria e focus sulla sostenibilità (1979-1992)
- Trasformazione in ente morale: con il D.P.R. 23 dicembre 1978 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale nel 1979), in seguito allo scioglimento degli enti pubblici, l’EPS fu convertito in ente morale senza scopo di lucro, mantenendo la vigilanza del Ministero dell’Agricoltura. Questo status gli permise di ampliare le attività: assistenza tecnico-giuridica a aziende faunistico-venatorie, centri di produzione di selvaggina, riserve di caccia, allevatori e istituti venatori privati.
- Riconoscimento normativo: nel 1992, la Legge n. 157 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio) riconobbe l’EPS come associazione venatoria ai sensi dell’art. 34, focalizzandolo sulla diffusione della “caccia sostenibile” e sulla gestione faunistica come valore primario per la biodiversità e il territorio.
Anni 2000-2020: integrazione con il mondo agricolo e progetti innovativi
- Crescita e rappresentanza: L’EPS si affermò come principale ente nazionale per i concessionari di istituti faunistici privati, rappresentando migliaia di soci e gestendo oltre 1 milione di ettari di territorio (circa il 3% della superficie agricola italiana). Promosse formazione per tecnici faunisti, uso di tecnologie avanzate e progetti pilota, come “ECO-SELVO-FILIERA” in Umbria (2017), per una filiera trasparente delle carni di selvaggina.
- Accordo con Confagricoltura: nel 2016, fu siglato un’intesa strategica con Confagricoltura, che riconobbe l’EPS come referente per le aziende faunistico-venatorie. Nel 2022, l’EPS divenne formalmente ente aderente a Confagricoltura, trasferendo la sede nazionale a Roma (Corso Vittorio Emanuele II) e potenziando la presenza capillare sul territorio. Questo attualmente rafforza l’integrazione tra caccia sostenibile, agricoltura e gestione ambientale.
